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Gisella Congia
dott.ssa in Psicologia / psicoterapeuta / Fotografa
Fotografia terapeutica e Fotonarr(A)zione LudicaEsplorativa _Clinica _Sociale
Titolo 1
Nasco e vivo in Sardegna, terra circondata dall'acqua in tutto il suo perimetro, eppure arida al suo interno. Un luogo in cui la libertà del volo di splendidi fenicotteri si incontra con le robuste radici dell'indomabile natura mediterranea.
Dove puoi incontrare panorami mozzafiato... ma neanche un bar per chilometri, nell'unica strada regionale che collega il nord al sud. Essere sarda, per me, vuol dire vivere e incarnare il controsenso di questa terra dove la voglia di crescere e creare si scontra, non di raro, con un mondo interiore di panorami apparentemente immobili.



Incontro la fotografia da giovanissima.
Ho forse 11 anni quando mi viene regalata la prima macchina fotografica, una Kodak 200.
A 16 chiedo in regalo la mia prima compatta, una Fuji 1000 con lo zoom, e a 21 anni mi compro la mia prima reflex di seconda mano, la Nikon 601.
Da quel momento mi sento fotografa.
Amo soprattutto fare foto negli spettacoli teatrali e nei concerti. Imparo a guardare ininterrottamente tutto dal mirino e prevedere i movimenti, le espressioni, per cogliere lo scatto più profondo.
Si ragiona per 24 scatti, al massimo 36, e con i rullini ogni click è molto soppesato.
Imparo a sviluppare i rullini, a stampare in camera oscura, a "tirare" le sensibilità Iso per giocare meglio con la poca luce.
Ero convinta che sarei diventata una fotografa,
eppure sono diventata una psicologa.

La fotografia mi scivola dalle mani per diversi anni e nel 2003 mi laureo in Psicologia.
Sarà nel 2008 che, mossa sopratutto da eventi personali, mi ritrovo con la macchina in mano per rimettere insieme pezzi di me, che mentalmente non mi corrispondono, e sento che l'immagine può aiutarmi ad afferrarli e comprendermi.
​Inizio a usare e conoscere l'autoscatto e incarno ciò che per me diventerà il senso della fotografia terapeutica.


Autoscatti@gisellacongia2008
Riprendo così un lungo e nuovo viaggio per far rientrare la mia idea di scatto fotografico dentro le nuove competenze acquisite negli anni, quelle da psicologa e psicoterapeuta. Lo scenario mi appare immobile, come il panorama sardo, ma la verità è che anche ciò che è immobile spesso si sta muovendo. Semplicemente ha un moto diverso da quello che vogliamo, ci aspettiamo, o a cui siamo abituati.
La fotografia rientra dentro la mia storia sotto forma di progetti di ricerca su tematiche psicosociali mirate a esplorare tabù e luoghi comuni.
E pian piano la inserisco anche nel mondo della terapia espressiva e clinica.
Mi chiedo se sono io che l'ho riportata nel mio cammino o se, in fondo, è sempre stata lì.
Bastava allungare la mano e fare di nuovo click!